Se digitate il nome della nostra terza “solita ignota” su Google, la prima informazione che spunta fuori è questa: attrice. Già, perché Hedy Lamarr non è per niente ignota. È stata, invece, un’attrice famosissima, che ha recitato in film come “Sansone e Dalila” e “Un’americana nella Casbah” e alla quale dobbiamo anche il primo nudo integrale della storia del cinema, con la pellicola “Estasi”, datata 1933. Rimane spesso ignota, però, nelle vesti di inventrice. Infatti, oltre ad aver sdoganato la visione delle parti intime sul grande schermo, è proprio grazie a Hedy Lamarr che, oggi, possiamo utilizzare il modernissimo sistema wi-fi.
Che strada percorse, questa giovane e scandalosa ragazza, per passare dalla Vienna degli anni Trenta con una carriera modesta da attrice alla scintillante Hollywood, acclamata da tutto il mondo, per poi, infine, ricevere il “Pioneer Award” per un’invenzione che risultò rivoluzionaria? Tante, tante strade, non sempre facili e talvolta anche discutibili.
Vienna. Il filo della nostra storia si attorciglia tutto nella città dove Hedy è nata il 9 novembre del 1914, con il nome di Hedwig Eva Maria Kiesler. A Vienna, Hedy inizia a studiare ingegneria, materia che ama moltissimo ma che decide di abbandonare per inseguire il sogno del cinema. Sempre a Vienna, sposa il primo dei suoi sei mariti: Fritz Mandl, di quattordici anni più vecchio di lei, uno dei maggiori mercanti d’armi europeo degli anni Trenta. La vita con Fritz ben presto si dimostra essere un vero inferno: l’uomo è possessivo all’inverosimile e rinchiude la moglie nella bellissima villa, controllata a vista dalla servitù. L’unico momento in cui Hedy può respirare è durante i fastosissimi ricevimenti in cui il marito invita gli uomini più influenti d’Europa, tra cui Hitler e Mussolini. In quelle occasioni, Hedy assiste a conversazioni sulla politica, le armi e le nuove tecnologie belliche, ma nessuno si preoccupa della sua presenza: cosa mai potrebbe capire una bellissima e giovane donna, di questi argomenti? In fin dei conti, lei, è solo la sposina di Fritz, la ex-attrice. Di certo, si fatica a ricordare del suo passato scientifico, che le rende tali nozioni accessibili, sebbene, al momento, senza alcuna utilità.
Hedy, a Vienna, si sente morire. Vuole fuggire e infine ci riesce. Scappa dalle grinfie di Fritz con una rocambolesca quanto leggendaria fuga a Parigi, travestita da una delle sue cameriere, assunta da lei proprio per la grande somiglianza fisica e, dopo altre peripezie, finalmente sbarca in America e fa il suo primo passo verso Hollywood e la carriera che la renderà famosa, come ha sempre sognato.
Quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale, Hedy, sebbene distante dall’Europa e dal suo passato, non riesce a darsi pace. La Germania ha appena invaso la Francia e Hedy vuole fare qualcosa per il vecchio continente sotto assedio, al quale si sente ancora innegabilmente legata. La diva potrebbe scegliere di fare beneficenza, come molti suoi colleghi, ma ci sono delle idee che le frullano per la mente. Vienna e il suo vissuto riemergono con prepotenza. Riemerge la sua formazione scientifica, gli studi in ingegneria, riemergono le feste a casa dell’aguzzino Fritz e le informazioni militari e strategiche che, incautamente, gli ospiti di Fritz si scambiavano disinteressandosi completamente della presenza di Hedy.
Eppure, il tempo fa il suo corso e la mente di Hedy partorisce un progetto, un progetto che decide di condividere con un amico, un insospettabile musicista, George Antheil, le cui orecchie, in realtà, non si limitano ad ascoltare i progetti dell’attrice, ma ne captano le potenzialità e capiscono che qualcosa hanno a che fare con il suo punto forte, un balletto animato da sedici pianoforti meccanici sincronizzati suonati da un unico compositore.
Dalla collaborazione di queste due menti, entrambe distanti anni luce dall’industria bellica, nasce il Secret Communication System, un sistema per guidare via radio i siluri, impedendo intercettazioni nemiche; questo vuole essere l’apporto di Hedy per contrastare l’avanzata tedesca. Il sistema suggerito da Hedy si basa sul frequency hopping, sostanzialmente su un continuo cambio di frequenze dei segnali radio dalla nave al siluro usando una sequenza che pare casuale ma che in realtà non lo è, al quale George applica la tecnica dei rotoli di carta perforati che utilizza per i suoi pianoforti meccanici, permettendo di sincronizzare, in questo caso, il trasmettitore e il ricevente dei segnali radio. Il brevetto, messo a punto con l’aiuto del fisico Samuel Stuart McKeown, esperto in telecomunicazioni, che riempie i buchi teorici della diva e del musicista, viene approvato l’11 agosto del 1942, ma rimane completamente ignorato dalla Marina Militare, forse perché l’accoppiata dei suoi inventori non convince a sufficienza o forse perché è un’idea talmente geniale, nella sua semplicità, da risultare difficile comprenderne l’enorme portata, o forse perché Hedy è viennese e insomma… meglio non fidarsi.
L’idea di Hedy e George viene rispolverata più avanti, dopo il 1995, gettando la base di altre innovazioni tecnologiche quali il monitoraggio radio di sommergibili e la guida via radio di droni.
Il brevetto numero 2.292.387, depositato nel lontano 1942, torna a splendere tra le mani di Hedy quando ormai lei non è più una diva del cinema, ha superato l’ottantina e la sua principale occupazione sembra essere quella di rubacchiare merce a buon mercato nei grandi magazzini (rimane famoso il suo arresto per aver sottratto una refurtiva da ottantasei dollari, quando nella borsetta ci sono due assegni accartocciati e intestati a lei dal valore di quattordicimila dollari). Le viene quindi conferito il prestigioso “Pioneer Award” (solo a lei, perché, purtroppo, George Antheil è deceduto da molti anni, senza aver mai goduto della fama del suo brevetto) e da lì in avanti Hedy viene insignita di numerosi altri premi per l’idea del frequency hopping spread spectrum, la geniale tecnologia che ha aperto le porte alla comunicazione wireless, alla telefonia mobile, al bluetooth, al Wi-fi, alla rete cellulare Gsm e 3G.
C’è da chiedersi se, di fronte a questo nuovo successo, Hedy abbia ripercorso a ritroso tutte le tappe della sua storia a tratti pazzesca, da romanzo, fino a tornare alla Vienna degli anni Trenta, a quel primo marito tanto odiato, alla sua vita ancora tutta da costruire, che l’ha portata a diventare una delle donne che più ha influenzato la tecnologia del ventesimo secolo.
C’è anche da chiedersi da quanto tempo aspettasse che qualcuno le riconoscesse anche questa parte della sua vita, meno famosa rispetto a quella da attrice ma altrettanto incisiva.
Di sicuro, Hedy sapeva che quel momento sarebbe arrivato. La immagino, nella sua casa in Florida, davanti al giornalista che le chiede una dichiarazione dopo la notizia del “Pioneer Award”, mentre pronuncia la risposta più sintetica e azzeccata della storia: «Era ora».
Hedy Lamarr era l’attrice preferita di mia nonna.
Di questo, ne vado ingiustamente orgogliosa.
La sua storia, per intero, la trovate tra le pagine della bellissima biografia di Edoardo Segantini “Hedy Lamarr, la donna gatto”.
Ne vale veramente la pena.